Al Festivaletteratura l'antidoto di Dotti alla «Ludocrazia»
Su Bresciaoggi 9 settembre 2016
Domenica il Festivaletteratura di Mantova si chiude con una conferenza del bresciano Marco Dotti, intitolata «Un antidoto alla ludocrazia», alle 18 alla Tenda di piazza Sordello. «Sono quasi novanta i miliardi di euro mossi dall'azzardo legale in Italia, la metà generati da slot machine» spiega il saggista. «Flussi che impattano sui luoghi, sfigurano i territori, intaccano il legame sociale». In «Ludocrazia» (appena uscito per O barra O, 318 pp, 16 euro), l'autore scrive però che «proprio dai territori e dalla ricomposizione minuta, dal basso, del legame sociale può arrivare una possibile risposta». «Più di quattrocentomila sono le macchinette presenti sul territorio nazionale, un numero senza pari nel mondo: da anni si espandono in ogni luogo di prossimità o di incontro, ramificandosi nelle abitudini di uso e consumo di milioni di italiani e dando forma al cosiddetto "predatory gambling"». Docente di Professioni dell'editoria a Pavia, il 44enne Dotti abita da sempre a Rudiano. Ha scritto saggi su Antonin Artaud, Jean Cocteau, Léon-Paul Fargue, Jean Genete, Pierre Guyota e collabora con «il manifesto», «Alias», «Lettera internazionale» e «L'Indice». Sensibile a temi di etica pubblica, è fra i fondatori dell'associazione No Slot. In monografie come «Slot city» e «Il calcolo dei dadi» si è mosso abilmente in un crocevia tra antropologia culturale, scienze del comportamento ed etica sociale per tracciare l'identikit di una delle più insidiose patologie di massa della nostra società. Patologia che è oggetto d'interesse non solo per le organizzazioni criminali ma anche, e soprattutto, per un modello generalizzato di business che attraverso l'apporto delle neuroscienze, del biomarketing, dell'informatica e della psicologia comportamentale mira a erodere la cultura del buon gioco.
Qui l'articolo
