Recensione
il Venerdì - Repubblica, 18/01/2013

Recensione

Il profeta London: «La Cina? Una bomba che ci invaderà» Lo scrittore predisse il futuro boom asiatico e ne scrisse un racconto di fantascienza,a ispirarlo, Lla sua esperienza di inviato di guerra.di Matteo Nucci Fu nel 1976 che il conflitto tra il mondo e la Cina giunse al culmine, Quando Jack London batte a macchina l'incipit di L'inaudita invasione,mancano esattamente sessantasei anni all'appuntamento, Lo scrittore ha bisogno di lanciarsi in un esperimento di fantageopolitica e sceglie un argomento che ai suoi tempi è scottante, il «pericolo giallo» è talmente sentito che il Congresso degli Stati Uniti ha da poco reso permanente la validità del «Chinese Exclusion Act», una legge del 1882 con cui ai cinesi veniva drasticamente limitato l'accesso nel Paese.

Ma l'istinto visionario dello scrittore vola ben oltre i drammi della sua epoca e ciò che scrive appare oggi quasi imbarazzante per la sua carica profetica, Il racconto, che esce in italiano accompagnato da un'introduzione di Diego Angelo 8ertozzi (ObarraO edizioni, pp, 55, euro 6), prende il volo dal 1904 con la guerra russo-giapponese che, stando a London, secondo gli storici «sanciva l'ingresso del Giappone nel consesso delle nazioni, ma ciò che segnò, in realtà, fu il risveglio della Cina». Lo scrittore del resto ne sapeva qualcosa, aveva partecipato in prima persona a quella guerra, come inviato del San Francisco Examiner, e a colpirlo non era stata la potenza giapponese, bensì la laboriosità cinese, di cui preconizzò il potere dirompente nel momento in cui la crescita demografica avesse cominciato davvero ad accompagnarla. Le stime di London ci appaiono oggi come quelle di uno studioso più che di un romanziere. Nelle pagine per nulla allusive che dedica all'argomento, incontriamo cifre che aumentano progressivamente seguendo i due concetti con cui è disegnata la forza del cinese come individuo esemplare: «di lavoro respiro dei suoi polmoni» e «da fecondità dei suoi lombi», concetti che portano a un tipo di espansione che London racconta così: «Prima venivano gli immigrati (o meglio, erano già là, dato che vi erano arrivati lentamente e insidiosamente negli anni precedenti). Poi venivano il fragore delle armi ( ... ) per opera di un mostruoso esercito di miliziani, seguiti dalle famiglie e dalle salmerie domestiche. Infine, avveniva il loro insediamento in veste di coloni nel territorio conquistato». Il metodo «di invasione del mondo» sarebbe stato fermato solo da una guerra sferrata dalle potenze occidentali, con armi chimiche e batteriologiche. E in effetti, a metà del Novecento, si pensò davvero che fosse necessaria l'atomica a tappeto. Nel 1976, però, la Cina non fu affatto spazzata via. Morì Mao, invece, due anni più tardi, Deng Xiaoping avrebbe cominciato con la sua politica di lenta e progressiva apertura al mondo.