Recensione
La Biblioteca dell'Estremo Oriente, 22/11/2012

Recensione

“Nel novembre 1969 la famiglia Tao fu esiliata, e Tao condusse tutti quanti al villaggio di Sanyu. Prima della partenza aveva tracciato un cerchio su una carta con una matita rossa. Il luogo compreso nel cerchio era un lago dalla forma irregolare. “Questo è il lago Hongze, il terzo lago di acqua dolce per estensione della Cina. È lì che stiamo andando” disse Tao.”

È così che comincia il romanzo di Han Dong, classe 1961, nato a Nanchino proprio durante la Rivoluzione Culturale cinese e costretto all'esilio con la famiglia in un paese di campagna, per la “riabilitazione”, proprio come la famiglia di Tao, il protagonista di questo libro. Tao, insieme alla moglie Su Qun, al figlio, il giovane Tao e ai nonni, si trasferisce nel piccolo villaggio di Sanyu per il "Glorioso Esilio". Qui la famiglia incontrerà la diffidenza ma anche l'affetto  degli abitanti del villaggio, con abitudini e cultura completamente diverse da quelle dei Tao. Avremo modo di entrare nel quotidiano di un piccolo paese di campagna cinese, dove Tao impara il mestiere dell'agricoltore, il generoso nonno Tao cerca di farsi amici gli abitanti del villaggio, Su Qun si cimenta nello studio della medicina per diventare medico, il giovane Tao fa amicizia con dei nuovi e curiosi compagni di scuola e molto altro ancora. Con uno stile narrativo molto scorrevole, Han Dong riesce a farci immaginare come scorrevano le giornate in questo piccolo villaggio, scandite da una affascinante tradizione cinese per certi versi a noi ancora sconosciuta. Il romanzo ha vinto il prestigioso Premio Romanziere Cinese ed è stato inoltre finalista al Man Asian Literaly Prize nel 2008.