Recensione
CG, INSOUND, 02/12/2007

Recensione

L'autrice Inkyung Hwang è nata a Seoul, ma vive da anni a Milano. Attraverso il suo sguardo curioso da orientale ormai trapiantata in Occidente ci racconta l'arte contemporanea, seguendo i fili colorati che legano gli artisti, le loro storie e le loro opere. Il percorso parte da Kandinsky e Schonberg e dal rapporto tra arte e musica, passa per Duchamp, Cage e il movimento Fluxus, e si conclude con Nam June Paik, pioniere della video art (non a caso il libro è dedicato alla sua memoria). La cifra concettuale che accomuna tutte queste personalità è la flessibilità della mente, lo spirito libero, la visione della vita come un flusso senza regole rigide. Lo scopo dell'autrice è di sollevare alcune osservazioni e porre domande sugli artisti che hanno aperto un nuovo orizzonte nell'ambito della musica e dell'arte del Novecento. Ovviamente la vastità del tema impone delle scelte, dettate in questo caso dagli interessi della Hwang, con la consapevolezza che il libro costituisce una tappa in un percorso intellettuale che rimarrà sempre aperto: un vero e propio "libro fluxus". Il principale filo conduttore è la musica e John Cage diventa l'ideale locomotiva di un treno immaginario che trasporta tutti coloro che partecipano all'avventura dell'arte e della vita. Il libro si chiude con un omaggio a un artista che l'autrice vede molto affine a Cage ma anche a se stessa: Richard Long, occidentale che pensa all'orientale, mentre dispone le pietre raccolte nel deserto in lunghe spirali potenzialmente infinite. Alla prefazione di Tommaso Trini fa seguito uno scritto di Riccardo Notte.