Recensione
Armando Adolgiso, Nybermedia.it, 04/12/2009

ciuf ciuf Hwang Hwang

Oltre "“Il treno di Cage”" – – happening organizzato da Tito Gotti nel '78 a Bologna –– esiste un altro treno cageano, immaginario, con alla guida il grande John, ideato dall'artista e studiosa coreana Inkyung Hwang. Attraversa il territorio delle arti contemporanee, è un treno di carta (perché è un libro) che, puntualissimo, si ferma in tutte le stazioni dell'espressività intercodice partendo dall'antinaturalistica città chiamata Kandinsky per raggiungere la dodecafonica Schönberg, toccare la concettuale Duchamp, correre a fianco del fiume Fluxus per raggiungere Nam June Paik dove nasce la videoart; senza trascurare tante altre località dai nomi noti e meno noti.Il volume è intitolato Il lungo treno di John Cage, contiene una vasta documentazione fotografica e s'avvale della prefazione di Tommaso Trini e di uno scritto di Riccardo Notte. E' pubblicato dall'Editrice O barra O impegnata nell'apportare contributi alla cultura del 2000 nei campi delle scienze umane e delle arti, nonché gettare ponti tra mondi opposti e complementari (Oriente-Occidente, da qui: O O). Esplorando le sinergie tra arti visive e musica, l'autrice disegna con sguardo minimalista, in linea con i principi di Fluxus, attraverso gli incontri e le amicizie tra i vari autori citati, il ritratto critico di un'epoca e dei suoi protagonisti.Inkyung Hwang, nata a Seoul, vive e lavora a Milano. Laureata in Letteratura italiana all'Università di Firenze, si è diplomata in Scultura all'Accademia di Brera dove si è anche specializzata in arte multimediale. Collabora a progetti televisivi e scrive per la stampa coreana. Ha esposto sue sculture e installazioni in musei e gallerie d'arte in Italia e in Europa; più recentemente si è dedicata a opere video e, fino al 19 novembre, è possibili vedere sue realizzazioni allo “Spazio Milano” presso Unicredit in Piazza Cordusio. A lei ho chiesto: nell'arte dei nostri giorni, quale ritieni che sia la principale traccia derivante da Fluxus?Nell'era postmoderna (termine d'uso comune dal '79 grazie a Lyotard) e specialmente dopo il crollo del muro di Berlino ('89) quindi dopo la fine delle ideologie, penso che anche l'arte abbia perso la necessità di essere d'avanguardia. Infatti, negli ultimi 20 anni non è più nata nessuna corrente artistica ed è difficile che nasca un movimento nell'epoca postmoderna che legittimi in pieno le differenze. Da una parte ritengo che sia un bene, e dall'altra è un peccato perchè, mancando un epicentro, non ci sono più delle grandi esplosioni di energie, come una volta. Nell'arte dei nostri giorni, magari la rete stessa potrebbe essere considerata un'arte e "concettualmente" una continuazione dello spirito Fluxus. I materiali digitali scambiati continuamente come un flusso senza racchiudere in una forma ben definita creano un flusso di vita e di informazioni, è questo una qualcosa di immateriale "in fieri", libero e fluttuante, esattamente come Fluxus. Inkyung Hwang“Il lungo treno di John Cage”Pagine 160, Euro 12:00O barra O Edizioni